Maria Cristina Crivellari, Operatrice ScarWork e Rolfer, ci racconta un caso in cui ScarWork è stato affiancato con successo alla Integrazione Strutturale per risolvere finalmente delle aderenze che creavano dolore e problemi strutturale.

Quando F. arrivò da me la prima volta notai il suo timore di ricadere in una situazione cronica di dolore, “sospesa” come una spada di Damocle.

Arrivò dopo un periodo in cui sia il dolore alla gamba sinistra che il dolore alla zona lombare l’avevano costretta ad allettarsi, con dolori peraltro tenuti faticosamente a bada dai  farmaci.

Iniziammo di comune accordo il lavoro di Integrazione Strutturale, Rolfing®, che sicuramente l’avrebbe aiutata ad acquistare maggiore resilienza e fiducia, “rientrando” nel suo corpo.

Osservando il suo corpo, sempre molto cauto nei movimenti, notai la caratteristica di rimanere “sollevata” da terra, e la conseguente rigidità nel movimento del busto, delle spalle e delle braccia, che andavano compensando la mancanza di supporto della parte inferiore.

In particolare, proseguendo nel percorso, notai come lei riuscisse, durante il cammino, a basculare l’emibacino destro, ma non altrettanto bene il sinistro, omolaterale della gamba dolorante. La situazione generale era in crescente miglioramento, ma il dolore alla gamba ritornava in occasione di piccoli sforzi o di sbalzi termici.

L’impressione fu che il flessore della coscia, l’ileopsoas, fosse “trattenuto” all’interno dell’addome. Questo muscolo è molto particolare poiché attraversa trasversalmente l’addome, dalle vertebre lombari alla coscia, al piccolo trocantere del femore, scorrendo attiguo a diaframma, reni, ureteri, colon ascendente e discendente; nel ramo iliaco ha rapporto con l’intestino cieco e l’appendice a destra, e il colon discendente a sinistra.

I rami anteriori dei nervi spinali (I-IV lombare) si uniscono al tratto inferiore del grande psoas, formando il plesso lombare, di cui il nervo femorale ed il nervo otturatore rappresentano i rami principali.

Considerando le connessioni fasciali, possiamo constatare come la fascia trasversale, che avvolge  non solo il muscolo trasverso, rivesta internamente il quadrato dei lombi per arrivare al pube, accogliendo legamenti, bandellette, fasce di psoas ed iliaco, fino ad entrare nel triangolo anteriore del perineo, precisamente nell’aponeurosi media.

Tutto questo mi poteva far ipotizzare come la lunga cicatrice lasciata dal parto cesareo di 22 anni prima poteva aver influito, “restringendo” uno spazio così complesso e vitale, sull’aspetto funzionale e strutturale del suo corpo.

Iniziai il paziente e delicato lavoro di ScarWork, insegnatomi da Sharon Wheeler, sulla cicatrice da cesareo di F. e meravigliosa fu la sorpresa per entrambe: una sensazione nuova per F., un risentire la propria gamba come oramai non avveniva da molto tempo, e, nei giorni a seguire, la constatazione che il dolore non si ripresentava più!

Inoltre nel rivederla camminare notai con piacere il movimento controlaterale della colonna lombare e del bacino, e il conseguente migliorato rapporto con la forza di gravità e i suoi piedi.

La riprova che la nostra struttura fasciale è paragonabile ad un modello di tensegrità, dove parti rigide e parti molli si autosostengono a vicenda, dando la forma che ci permette di relazionarci in maniera resiliente con la forza di gravità e la posizione eretta.